case popolari

Le case popolari sono gli alloggi di proprietà pubblica, di solito del Comune, che vengono messi a disposizione dei cittadini meno abbienti affinché possano abitarci in affitto pagando un canone agevolato, molto al di sotto di quello che solitamente è il prezzo di mercato. Le casa popolari sono chiamate in diversi modi: ad esempio c’è chi le identifica come servizi abitativi pubblici, altri che invece ne riferiscono come gli alloggi Iacp, rimandando all’Istituto autonomo delle case popolari che ha come scopo quello di promuovere, nonché realizzare e gestire, l’edilizia pubblica finalizzata all’assegnazione di queste abitazioni.

 

Generalmente, comunque, le condizioni che danno accesso alla graduatoria per le case popolari sono simili a tutti i Comuni, così come le modalità per l’invio della domanda. In questa guida, dunque, possiamo vedere come funziona oggi l’assegnazione delle case popolari, fermo restando che per qualsiasi altra condizione dettagliata bisogna fare riferimento alle regole dettate dal singolo Comune.

Requisiti

Per concorrere all’assegnazione di una casa popolare è necessario soddisfare i requisiti indicati dal Comune di residenza. Generalmente, comunque, le condizioni richieste sono comuni a tutti.

Come prima cosa è bene sottolineare che la cittadinanza italiana o comunitaria non rientra tra i requisiti: anche un extracomunitario, dunque, può richiedere un alloggio popolare, purché abbia il permesso di soggiorno, e in linea di massima, esattamente come gli altri, risulti residente nel territorio di riferimento o quanto meno svolgere o dover svolgere nell’immediato futuro attività lavorativa in quello stesso territorio.


Si richiede poi di non superare una soglia di reddito stabilita dal Comune, in base anche alla composizione del nucleo familiare.Fondamentali, anche, altri requisiti:

  • non essere già proprietari di altri alloggi idonei alle esigenze del nucleo familiare o di beni di un valore predeterminato all’interno del territorio nazionale. Più in generale non bisogna essere titolari di alcun diritto di proprietà su immobili;
  • non essere assegnatari di altre case popolari;
  • non avere negli ultimi cinque anni ricevuto sfratti da altre case popolari od occupato abusivamente altri alloggi popolari.


Questi sono generalmente i requisiti minimi per la partecipazione al bando, al termine del quale viene stabilita una graduatoria con un ordine di punteggio in base al quale si procede all’assegnazione degli alloggi.

Come funziona lo scorrimento della graduatoria

Soddisfare i requisiti suddetti, dunque, consente l’iscrizione alla graduatoria, la quale viene stilata guardando alla condizione del nucleo familiare che ne fa richiesta. Ci sono, infatti, delle situazioni che danno diritto a un maggior punteggio.

Ad esempio, il reddito certificato dall’ISEE è la componente fondamentale per la formazione del punteggio, ma non l’unica: più basso è, naturalmente, più è alta la probabilità di ottenere l’alloggio, ma anche la presenza di invalidi e il numero di minori a carico hanno un’incidenza piuttosto alta. Ci sono poi altre condizioni (dalle famiglie monoparentali alle persone alloggiate in centri provvisori e senza fissa dimora) che costituiscono motivi di precedenza nelle assegnazioni.

Spetta a un’apposita Commissione valutare le domande presentate dagli interessati, assegnando i punteggi e stilando la graduatoria finale (che verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione di riferimento). Chi rientra nelle prime posizioni utili otterrà l’immobile, mentre gli altri potranno comunque restare in lista di attesa così da poter concorrere per l’assegnazione di una casa popolare liberata o d’immobili comunali di nuova costruzione.

Come farne richiesta

Ribadiamo quanto detto sopra: per ottenere l’assegnazione di una casa popolare bisogna fare riferimento alla normativa comunale. È importante leggere con attenzione quanto stabilito dal bando, così da non rischiare di commettere errori che potrebbero costarvi l’assegnazione. Ricordate comunque che contestualmente alla domanda, che solitamente si invia compilando un apposito modulo predisposto dal Comune, bisogna anche allegare alcuni documenti.

Per la presentazione della domanda, sia essa cartacea che digitale, è necessario avere a disposizione alcuni documenti: innanzitutto carta di identità e codice fiscale di tutti i membri del nucleo familiare, eventuale permesso di soggiorno per gli extracomunitari, certificato Isee in corso di validità che attesti la situazione reddituale del nucleo familiare, eventuale certificato d’invalidità, credenziali per l’accesso Spid o tessera Cns in caso di domanda digitale, marca da bollo da 16,00 euro in caso di domanda cartacea. Le specifiche situazioni personali, poi, possono comportare la presentazione di altri documenti, dallo stato di famiglia a certificazioni delle Asl.

Tempi di attesa

Le liste di attesa per l’assegnazione di una casa popolare superano di gran lunga, in termini temporali, quelle per visite ed esami diagnostici, con la beffa che si aggiunge al danno: se in ambito sanitario il paziente è comunque a conoscenza della data, per quanto lontana, in cui la sua esigenza sarà soddisfatta, il cittadino che richiede un alloggio pubblico a canone calmierato, invece, non sa quando effettivamente sarà possibile ottenerla.

Uno studio del 2019 stabilì che a Roma, con il ritmo di 500 assegnazioni all’anno, l’ultima sarebbe avvenuta nel 2044 (25 anni dopo) scorrendo le graduatorie dell’epoca: sarà per questo che il Comune ha di recente pubblicato un bando per l’acquisto di case da destinare all’edilizia popolare.

A Milano la situazione è praticamente identica: recentemente sono state presentate 14.901 domande per un totale di 560 alloggi e il quoziente è poco più alto di 25. In città e comuni più piccoli può andare meglio, ma la situazione è complicata un po’ ovunque, con attese che si protraggono per anni e che penalizzano, evidentemente, famiglie che avrebbero comunque diritto (altrimenti non entrerebbero neppure nelle graduatorie), ma soprattutto bisogno di un alloggio popolare per non aggravare ulteriormente la propria situazione economica.

Ovviamente, i tempi dipendono anche e soprattutto dalla propria condizione. Un nucleo familiare che vive una situazione di profonda difficoltà, infatti, avrà sicuramente un punteggio più alto che gli garantirà di certo una posizione più alta in graduatoria, riducendo così i tempi di assegnazione.

Quanto si paga di affitto

Il canone mensile non è uguale per tutti. Intanto questo varia da Comune a Comune; va detto, poi, che il costo è proporzionato al valore dell’ISEE. Quindi, ci sono famiglie a cui lo stesso alloggio popolare costerà di più rispetto ad altre, e altre a cui invece costerà meno.

Non c’è dunque un prezzo fisso: quel che è certo è che stiamo comunque a un canone molto più basso rispetto a quello previsto per gli affitti da privati. Ad esempio, ci sono mono locali popolari che possono arrivare a costare anche 50€ al mese, o case più grandi che invece non vanno oltre i 200,00€.

Bandi 2023

Vediamo alcuni degli ultimi bandi per una casa popolare per i quali è ancora possibile fare domanda:

  • Comune di Brescia, bando in scadenza il 21 aprile 2023 per la richiesta di 94 unità abitative;
  • il Comune di Milano ha da poco approvato il “Piano annuale dell’offerta dei servizi abitativi e sociali per l’anno 2023”, per un totale di 1.850 appartamenti assegnabili. Al momento, però, non c’è ancora il relativo bando;
  • sul sito della Regione Veneto è possibile consultare tutti gli ultimi bandi pubblicati dai vari Comuni del territorio.
  • Comune di Cuneo, dove il bando è in scadenza il 18 maggio 2023;
  • il Comune di Roma ha invece annunciato l’acquisto di ulteriori 199 unità immobiliari dall’Inps, di cui 120 avranno destinazione residenziale. Tuttavia, così come per il Comune di Milano al momento non sono aperti bandi per l’assegnazione degli alloggi.

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