Le case popolari sono alloggi di proprietà pubblica messi a disposizione, generalmente dai Comuni, sulla base di leggi regionali, che consentono ai cittadini meno abbienti di prendere in affitto appartamenti a canoni agevolati, decisamente sotto il prezzo di mercato. Le modalità di presentazione della domanda, i  requisiti e i tempi di attesa cambiano ovviamente a seconda della regione e del comune di residenza, ma in linea di massima ci sono degli standard da rispettare più o meno simili in tutta Italia.

 

Di seguito cercheremo di mostrare, anche attraverso esempi concreti, come accedere a un servizio spesso fondamentale, ancor più oggi con la crisi economica dovuta alla pandemia che ha lasciato moltissime famiglie in situazioni di indigenza.

Case popolari: i bandi

Per avere la possibilità di prendere in affitto una casa popolare spesso è necessario che, uno degli enti locali del posto dove si intende abitare, pubblichi il relativo bando. Generalmente a pubblicare questo bando è il Comune, ma è possibile che se ne occupino anche la Provincia, la Regione o altri enti creati ad hoc per questa finalità.

Case popolari: come fare domanda

Le procedure per fare domanda per una casa popolare cambiano di città in città: il consiglio è quindi quello consultare il sito internet del Comune di residenza, recarsi personalmente presso l’Urp o al massimo provare a contattarlo telefonicamente e/o via mail per riuscire a risolve tutti i dubbi.

Restando sempre alle due metropoli italiane più grandi, a Milano la modalità di presentazione della domanda è unicamente digitale con la possibilità di recarsi fisicamente presso gli sportelli indicati soltanto in alcune sedi per ricevere l’assistenza necessaria. A Roma invece la procedura online è disponibile da poco e c’è ancora la possibilità di presentare l’intera documentazione cartacea tramite raccomandata con ricevuta di ritorno presso l’Urp del Comune, della Regione Lazio o dell’Ater, in base all’ente che detiene la proprietà dell’alloggio.

Chi vuole richiedere un alloggio in Lombardia sa che deve seguire il seguente percorso:
  • collegarsi alla piattaforma informatica regionale, autenticarsi, tramite SPID, CIE o CNS, dal proprio computer o su appuntamento, presso gli uffici del Comune o dell’Aler;
  • visualizzare gli avvisi pubblici attivati dai Comuni e dalle Aler;
  • cliccare su “NUOVA DOMANDA” per accedere al form da compilare;
  • opzionare l’alloggio più idoneo alle proprie esigenze fino ad un massimo di cinque alloggi (questa scelta, in particolare, potrebbe non essere disponibili in altre regioni italiane)
  • compilare tutti i campi con le informazioni previste dalla procedura informatica.

Come detto, anche a Roma c’è la possibilità di procedere via web: a questo link è possibile scaricare la guida dettagliata per la presentazione della domanda online che in linea di massima ricalca quella della Regione Lombardia. Per chi invece volesse presentare la domanda cartaceo a questo link trovate il modulo pdf per richiedere una casa popolare a Roma.

 


Quali documenti servono per la richiesta di una casa popolare?

Per la presentazione della domanda, sia essa cartacea che digitale, è necessario avere a disposizione alcuni documenti: innanzitutto carta di identità e codice fiscale di tutti i membri del nucleo familiare, eventuale permesso di soggiorno per gli extracomunitari, certificato Isee in corso di validità che attesti la situazione reddituale del nucleo familiare, eventuale certificato di invalidità, credenziali per l’accesso Spid o tessera Cns in caso di domanda digitale, marca da bollo da 16 euro in caso di domanda cartacea.

Le specifiche situazioni personali, poi, possono comportare la presentazione di altri documenti, dallo stato di famiglia a certificazioni delle Asl.
 

Requisiti per chiedere una casa popolare

La cittadinanza italiana o comunitaria non rientra tra i requisiti: anche un extracomunitario può richiedere un alloggio popolare, purché abbia il permesso di soggiorno, e in linea di massima, esattamente come gli altri, deve necessariamente essere residente nel territorio di riferimento o quanto meno svolgere o dover svolgere nell’immediato futuro attività lavorativa in quello stesso territorio.

Si richiede poi di non superare la soglia di reddito stabilita, in base anche alla composizione del nucleo familiare.

Fondamentali, anche, altri requisiti:
  • non essere già proprietari di altri alloggi idonei alle esigenze del nucleo familiare o di beni di un valore predeterminato all’interno del territorio nazionale;
  • non essere assegnatari di altre case popolari;
  • non avere negli ultimi cinque anni ricevuto sfratti da altre case popolari o occupato abusivamente altri alloggi popolari.

Questi sono i requisiti minimi per la partecipazione al bando, al termine del quale viene stabilita una graduatoria con un ordine di punteggio in base al quale si procede all’assegnazione degli alloggi. Il reddito certificato dall’Isee è la componente fondamentale per la formazione del punteggio, ma non l’unica: più basso è, naturalmente, più è alta la probabilità di ottenere l’alloggio, ma anche la presenza di invalidi e il numero di minori a carico hanno un’incidenza piuttosto alta. Altre condizioni invece (dalle famiglie monoparentali alle persone alloggiate in centri provvisori) costituiscono motivi di precedenza nelle assegnazioni.

Ed è sempre il reddito, oltre alla dimensione dell’alloggio, a determinare il costo dell’affitto, che dipende dal comune di residenza e può scendere persino a 50 euro mensili per un monolocale.

Tempi di attesa per un casa popolare: quanto si deve aspettare?

Le liste di attesa per l’assegnazione di una casa popolare superano di gran lunga, in termini temporali, quelle per visite ed esami diagnostici, con la beffa che si aggiunge al danno: se in ambito sanitario il paziente è comunque a conoscenza della data, per quanto lontana, in cui la sua esigenza sarà soddisfatta, il cittadino che richiede un alloggio pubblico a canone calmierato, invece, non sa quando effettivamente sarà possibile ottenerla.

Uno studio del 2019 stabilì che a Roma, con il ritmo di 500 assegnazioni all’anno, l’ultima sarebbe avvenuta nel 2044 (25 anni dopo) scorrendo le graduatorie dell’epoca: sarà per questo che il Comune ha di recente pubblicato un bando per l’acquisto di case da destinare all’edilizia popolare.

A Milano la situazione è praticamente identica: per l’ultimo bando sono state presentate 14.901 domande per un totale di 560 alloggi e il quoziente è poco più alto di 25. In città e comuni più piccoli può andare meglio, ma la situazione è complicata un po’ ovunque, con attese che si protraggono per anni e che penalizzano, evidentemente, famiglie che avrebbero comunque diritto (altrimenti non entrerebbero neppure nelle graduatorie), ma soprattutto bisogno di un alloggio popolare per non aggravare ulteriormente la propria situazione economica.

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